Cambia l’assetto della sanità brianzola, ma Cgil Cisl e Uil non sono state ascoltate

da | Gen 22, 2021 | Cgil Monza e Brianza, Fp

Dal gennaio 2021 nasce la Asst della Brianza con l’ospedale di Desio che lascia il San Gerardo e torna con Vimercate. Non è previsto un potenziamento della rete territoriale con un diverso rapporto tra nosocomi

di Franco Stasi

Franco Stasi, segretario Cgil Monza e Brianza

Regione Lombardia ha disposto, come è noto, la fusione dell’ambito distrettuale di Desio nella Asst di Vimercate e conseguente istituzione della Asst della Brianza. I tavoli tecnici predisposti dalla Regione alla Direzione Regionale Welfare hanno predisposto i nuovi assetti territoriali senza recepire le istanze territoriali e le proposte delle organizzazioni sindacali.

Solo prima di Natale ci è stata fornita una sommaria informazione, in piena emergenza Covid‐19. Inoltre, non sono state recepite le nostre richieste di potenziamento della sanità territoriale brianzola. Si rischia di perdere una occasione. Occorre, secondo noi, lavorare per una riforma degli assetti socio‐sanitari territoriali nell’ambito di una verifica più ampia della legge n.23/2015, giunta alla fase finale di sperimentazione, che ha evidenziato una drammatica inadeguatezza e forti criticità, certificate recentemente
anche da relazioni dettagliate del Ministero della Salute.

La nostra Regione, prima e più di altre, vive un’emergenza sanitaria con un primato negativo e responsabilità politiche che perdurano anche nella seconda fase della pandemia e nelle evidenti difficoltà nella gestione dei vaccini. Per la Cgil vaccinarsi è un atto di responsabilità.

Nessun rimpasto di giunta potrà cancellare quanto è successo in questi mesi. Il confronto con le parti sociali non è mai decollato e soprattutto non vi è stata alcuna autocritica dei gestori politici ma semplicemente un continuo rimbalzo delle responsabilità verso il Governo nazionale.

Già nel mese di ottobre 2019 avevamo diffuso un documento e una serie di proposte operative in cui sollecitavamo un forte potenziamento della sanità territoriale, ben prima della pandemia.

Non siamo stati coinvolti e adesso si rischia di perdere un’altra occasione

Nulla di tutto questo è stato fatto. Nulla cambierà con la nascita della Asst della Brianza che in pratica prevede solo un “potenziamento” dell’ospedale di Desio che passa con Vimercate. Il San Gerardo di Monza dovrebbe proseguire il cammino per diventare IRCCS, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

Queste coordinate ridefiniscono i nuovi assetti territoriali dove i due presidi di Vimercate e Desio afferenti alla nuova Asst diventano gli ospedali di riferimento, rispettivamente per l’area est e l’area ovest della provincia di Monza e della Brianza, con al centro il futuro IRCCS San Gerardo di Monza.

La nuova Asst della Brianza nasce dal distacco dalla Asst di Monza, con l’aggregazione dell’attuale Asst di Vimercate, dei Comuni di Desio, Limbiate, Cesano Maderno, Bovisio Masciago, Varedo, Muggiò, rimanendo di pertinenza Asst di Monza i Comuni di Brugherio, Monza, Villasanta.

Anche in occasione dell’ultimo incontro del 18 dicembre con i vertici di Ats e di Asst abbiamo rilanciato le nostre proposte, in linea con l’elaborazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil della Lombardia, chiedendo di sperimentare nella nostra provincia un nuovo modello socio‐sanitario che rafforzi la medicina pubblica e i presidi territoriali e raccolga doverosamente i contributi di merito delle parti sociali, i sindaci, le associazioni, con un confronto dal “ basso” che non è stato recepito.

Oggi l’attività è concentrata quasi esclusivamente sugli ospedali, dove registriamo una carenza di organici pregressa ma che è emersa in tutta la sua drammaticità in occasione di tutta la fase pandemica, insieme alle forti criticità della medicina territoriale. Queste carenze evidenti nella programmazione dei vaccini per il Covid-19 e nella campagna dei vaccini antinfluenzali, è stata denunciato pubblicamente in più occasioni dal sindacato confederale e dai sindacati pensionati.

La nuova Asst poteva e può essere ancora un importante terreno di sperimentazione e confronto per mettere in sicurezza il territorio, i cittadini, i lavoratori e le persone più fragili che più hanno drammaticamente pagato un caro prezzo per gli effetti sanitari della pandemia, basti pensare alle nostre denunce su quanto accaduto nelle RSA in questi mesi.

Il personale che opera negli ospedali è sotto pressione a causa dei tanti contagiati. L’aspetto psicologico non viene considerato adeguatamente per cui tutti sono sottoposti a orari massacranti e non esiste una rete territoriale efficace e organizzata di supporto.

Nei mesi estivi si potevano potenziare le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziali) ma questo è stato fatto solo parzialmente. Troppi i ritardi e le sottovalutazioni. Non abbiamo sfruttato il tempo a disposizione per prepararci alla seconda ondata, ancora in corso, che ha causato contagi e decessi soprattutto in Lombardia e con la Brianza tra i territori più colpiti.

Chiediamo di aprire il confronto per un coinvolgimento reale delle parti sociali e dei sindaci della provincia. Bisogna rafforzare la sanità pubblica e territoriale

Non chiediamo interventi tampone, con l’esercito nell’emergenza, ma interventi strutturali e innovativi. Per troppi anni si è privilegiato un intervento sanitario slegato dal sociale che ha privilegiato la sanità privata, con le logiche del profitto e di bilancio. Ci si è concentrati prioritariamente sull’attività degli ospedali e la medicina territoriale non è stata potenziata.

Ora, in occasione della definizione dei confini della nuova Asst, si rischia di perdere un’altra occasione.

Per questa ragione chiediamo di aprire un confronto per una profonda revisione del percorso ipotizzato dalla cabina di regia della Regione e l’assessore alla Sanità che preveda un coinvolgimento reale delle parti sociali e dei sindaci della provincia.

Prima della pandemia avevamo proposto agli assessorati di Regione Lombardia l’organizzazione di una apposita sessione degli ”Stati Generali“ sulla sanità brianzola per raccogliere tutte le idee e condividere strategie di miglioramento efficaci, proposta inascoltata.

Negli anni scorsi Cgil, Cisl e Uil della Brianza hanno avanzato richieste, formulato proposte e seguito puntualmente la situazione dei servizi sociosanitari e sanitari territoriali.
L’investimento nella sanità territoriale è sempre stato al centro della proposta sindacale, per cambiare radicalmente la scelta di Regione Lombardia di centralizzare i servizi all’interno degli ospedali. Nello stesso tempo l’accentramento dei servizi sanitari ha favorito l’espansione della sanità privata sul territorio lombardo: l’esperienza drammatica della pandemia rende ineludibile rafforzare decisamente la sanità pubblica e territoriale.

Riteniamo necessario ripartire dai distretti, il rafforzamento delle USCA (unità speciali di continuità assistenziale), gli infermieri di comunità e il ruolo fondamentale dei comuni, poiché la crisi pandemica si è trasformata immediatamente in emergenza sociale. La medicina generale e l’aggregazione dei medici devono continuare a svolgere un ruolo prezioso nell’accesso dei cittadini al sistema sanitario con nuove modalità operative.

Nei mesi passati è emerso chiaramente che la debolezza della rete sanitaria territoriale ha imposto una risposta alla pandemia basata essenzialmente sul rafforzamento delle terapie intensive, determinando una condizione critica delle stesse strutture ospedaliere. Ribadiamo che investire sul territorio e la medicina territoriale serve anche a gravare meno sulla rete ospedaliera, a valorizzarne le competenze e vocazioni territoriali, aprendo la strada alla degenza di comunità e rendendo maggiormente efficace la cura delle
acuzie.

Una nuova rete sanitaria territoriale, integrata con le specializzazioni ospedaliere e con i servizi sociali, deve disporre di una propria Direzione con autonomia di budget e potere di spesa. Quanto accaduto nelle RSA durante l’emergenza Covid impone al nostro Paese di dotarsi di una legge sulla non autosufficienza e di aumentare le risorse destinate alla gestione di questa condizione. È necessario e urgente aprire una riflessione sul modello organizzativo delle stesse residenze per anziani e rivedere la presa in carico delle fragilità e cronicità.

Prima di Natale abbiamo chiesto e ottenuto dal prefetto di Monza l’attivazione di appositi tavoli di confronto per monitorare i dati del contagio attraverso appositi bollettini predisposti da Ats e Asst di Monza e Vimercate.

Con le nostre categorie dei trasporti e scuola abbiamo attivato un confronto per modulare efficacemente il trasporto pubblico in relazione alla riapertura delle scuole in Brianza.

La seconda ondata della pandemia ha colpito pesantemente la nostra provincia, insieme all’area milanese. Dagli ultimi dati di Ats riscontriamo che mentre nella prima fase della pandemia i tassi di positività erano più elevati in provincia di Lecco, nella seconda ondata i tassi sono stati più elevati in provincia di Monza e Brianza.
Prima di Natale i ricoverati positivi al Covid‐19 erano 283, di cui 196 al San Gerardo di Monza e 87 presso l’ospedale di Desio, di cui 10 in terapia intensiva.

Per quanto riguarda il personale positivo al Covid-19 sono stati registrati 444 casi a Monza e 236 a Desio per un totale di 680 di cui 143 operatori sospesi e 537 rientrati in servizio (totale assenze ospedale di Vimercate n.30).

L’Esercito Italiano è operativo con 10 medici e 10 infermieri. L’hotspot Covid di Varedo ha visto 180 accessi e dal 7 dicembre è attivo presso l’ospedale vecchio di Monza
il nuovo hotspot Covid. Nel frattempo è ripresa l’attività chirurgica e attivate 13 sale su 22 totali.

Ancora caotica la situazione per i vaccini: quasi 2.000 vaccini alla settimana al San Gerardo per la prima fase che coinvolge medici, personale e operatori sanitari di Areu e delle Croci, medici di medicina generale fino a personale e ospiti delle Rsa.

In questa prima fase le persone da sottoporre a vaccino in Brianza sono 24.245. In Lombardia però la campagna vaccinale stenta a decollare con percentuali tra le più basse d’Italia, insieme al caos determinato dalla campagna contestuale dei vaccini antinfluenzali.

Una ragione in più per sostenere con determinazione le nostre proposte sindacali di rafforzamento della medicina territoriale brianzola, con più sanità pubblica e per il diritto alla salute per tutti. Il diritto alla salute è garantito dalla nostra Costituzione a tutte le cittadine e i cittadini.

Il piano vaccinale nazionale, che determina le priorità per alcune fasce di popolazione, è stato validato dalla Conferenza Stato Regioni e, conseguentemente, va assunto e reso esigibile senza alcuna modifica né riguardo a PIL/ricchezza né corsie preferenziali per i luoghi di lavoro.

Non è noto come Regione Lombardia intenda organizzare la campagna vaccinale, ma certamente non possono passare principi di profitto o corsie preferenziali per alcuni.

Monza, gennaio 2021