Il nostro contributo alla raccolta fondi di Ats per l’emergenza Covid

da | Mag 6, 2020 | Cgil Monza e Brianza, Fp | 0 commenti

La somma che abbiamo donato è destinata ai dispositivi di protezione individuali per i medici e gli infermieri di assistenza territoriale.

Ma non è tutto quello che c’è da sapere… Post lungo, ma importante.

Sostenere e rafforzare l’assistenza territoriale in questa fase di emergenza. Questo l’obiettivo che vogliamo raggiungere, anche con un contributo di 15.500 euro che concorre alla raccolta fondi organizzata da Ats Brianza per fronteggiare l’emergenza dovuta alla pandemia che ha colpito anche il nostro territorio.

La somma è stata raccolta anche grazie all’aiuto delle diverse federazioni di categoria delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e privati, dell’industria e dei servizi, delle pensionate e dei pensionati.

Chiediamo all’Ats che il contributo economico sia destinato alla fornitura di dispositivi di protezione individuale e di strumenti di monitoraggio diagnostico per medici di Medicina generale, personale facente parte delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, personale dedicato all’assistenza domiciliare e a medici della cosiddetta “guardia medica” del nostro territorio.

I componenti della segreteria confederale della Cgil di Monza e Brianza.

Secondo la Cgil di Monza e Brianza, infatti, per arrestare il contagio oggi è indispensabile organizzare e potenziare sul territorio una rete di presa in carico delle tante persone in “quarantena” a casa propria, della popolazione fragile e considerata a maggior rischio, quella asintomatica, quella che deve conoscere le proprie condizioni per poter riprendere il lavoro in sicurezza per sé e per gli altri.

È necessario garantire le condizioni di sicurezza a tutto il personale sanitario che opera sul territorio, dotandolo di tutti i necessari dispositivi di sicurezza individuale e gli strumenti di monitoraggio diagnostico.

Si tratta di personale che, al pari di quello ospedaliero, deve poter essere certo di svolgere la propria attività in modo sicuro per sé e per i propri pazienti e di poter disporre di evidenze diagnostiche per poter decidere con maggiore tranquillità, ad esempio, se e quando interrompere un isolamento fiduciario.

L’attuale situazione ha reso evidente la miopia di scelte compiute in passato sul sistema sanitario nazionale, a partire dalla reiterata riduzione del suo finanziamento. Questa inedita e drammatica situazione ha reso evidente, soprattutto in Lombardia, come la centralizzazione ospedaliera dei servizi, la mancanza di investimento nella rete sanitaria territoriale e lo smantellamento di servizi pubblici a erogazione diretta hanno, purtroppo, presentato il conto e determinato condizioni che hanno messo in grande difficoltà la stessa rete ospedaliera.

Senza un immediato trasferimento di cospicue risorse al sistema sanitario pubblico, nelle sue articolazioni nazionale, regionale e territoriale, senza un tempestivo cambiamento
nell’attuale modello di organizzazione della sanità della Lombardia, si allontana l’obiettivo di contenere la diffusione dell’epidemia e contribuire ad aprire la cosiddetta ‘fase due’ con maggiori garanzie di sicurezza per i cittadini, per i lavoratori del sistema sanitario e per tutti coloro che dovranno tornare a produrre beni e servizi.